
Introduzione
Tra i manga horror psicologici più inquietanti degli ultimi anni, “Another” spicca per la sua capacità di unire tensione, mistero e un affresco profondo della società giapponese. Scritto da Yukito Ayatsuji e disegnato da Hiro Kiyohara, questo manga è tratto dal romanzo omonimo del 2009 ed è diventato un cult nel panorama degli horror scolastici. Ma “Another” non è solo una storia di morti misteriose e presenze inquietanti: è anche uno specchio oscuro del sistema scolastico giapponese, delle sue regole non scritte, del peso del conformismo e dell’omertà collettiva.
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Trama del manga Another: quando il passato ritorna
Nel 1972, nella classe 3-3 della scuola media Yomiyama North, un ragazzo di nome Misaki, molto amato da tutti, muore improvvisamente. I compagni, sconvolti, fingono che sia ancora vivo, mantenendo il suo banco e comportandosi come se nulla fosse accaduto. Ma qualcosa cambia. Alla fine dell’anno, nella foto di classe, compare anche Misaki. Da allora, su quella classe sembra gravare una maledizione.
Ventisei anni dopo, nel 1998, Kōichi Sakakibara, un ragazzo appena trasferitosi, entra nella stessa classe. Presto si accorge che qualcosa non va: un’atmosfera cupa, regole non dette e soprattutto una misteriosa ragazza di nome Mei Misaki, che sembra invisibile agli occhi degli altri.
Da quel momento, una serie di morti raccapriccianti inizia a colpire gli studenti e le loro famiglie. Kōichi e Mei dovranno scoprire la verità dietro la maledizione, in un crescendo di tensione e orrore.
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Il Giappone riflesso in “Another”: tra cultura, società e repressione
1. Il peso del silenzio e del conformismo
Uno dei temi centrali di Another è l’omertà. Gli adulti e gli studenti tacciono su ciò che accade, sperando che ignorare il problema lo faccia sparire. Questo comportamento richiama una componente importante della cultura giapponese: l’honne e il tatemae, ovvero la differenza tra ciò che si pensa e ciò che si mostra. In Another, nessuno dice la verità per paura di rompere l’equilibrio apparente. Ma questa repressione delle emozioni e della verità diventa terreno fertile per l’orrore.
2. La scuola giapponese come microcosmo sociale
La scuola media Yomiyama North rappresenta un microcosmo della società giapponese: gerarchica, rigida, spietata nel giudizio verso chi è “diverso” o “fuori dal sistema”. L’ansia da prestazione, il controllo dei professori, il peso della tradizione scolastica e la paura del disonore sono temi che permeano tutta la narrazione.
3. La morte nella cultura giapponese
Il modo in cui il manga rappresenta la morte riflette il rapporto profondo e complesso che la cultura giapponese ha con l’aldilà. Spiriti, maledizioni, anime irrisolte: tutti elementi presenti anche nella religione shintoista e nel buddhismo giapponese. In Another, la morte non è solo fisica, ma anche una “presenza” che resta e si insinua, come un’ombra collettiva difficile da dissipare.
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Stile grafico e atmosfere
Il tratto di Hiro Kiyohara è cupo, espressivo, e perfettamente coerente con la tensione della storia. L’uso delle ombre, delle inquadrature chiuse, dei dettagli negli occhi e nei volti dona al manga un ritmo cinematografico e claustrofobico. I corridoi vuoti, le giornate piovose, le aule deserte: ogni elemento contribuisce a costruire un senso costante di minaccia imminente.
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Perché leggere Another: oltre l’horror
Another è un manga che va oltre il genere horror. È un’opera che parla di memoria collettiva, traumi nascosti, e dell’impossibilità di cancellare il passato ignorandolo. La maledizione della classe 3-3 è metafora di tutto ciò che una società cerca di rimuovere: i fallimenti, i dolori, le colpe. Ma rimuovere non è dimenticare.
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Curiosità e adattamenti
Il manga è composto da 4 volumi, pubblicati tra il 2010 e il 2012.
Ha ispirato una serie anime del 2012 e un film live action, entrambi molto apprezzati.
Esiste anche un prequel intitolato “Another 0”, che approfondisce il passato di Mei Misaki.
La scuola Yomiyama è fittizia, ma molti luoghi presenti nel manga si ispirano a città reali nella prefettura di Gifu.
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Conclusione
“Another” è una di quelle opere che ti lasciano inquieto anche dopo aver chiuso l’ultima pagina. Non solo per le sue scene disturbanti, ma per il sottile orrore psicologico che riflette parti reali della società giapponese. Un manga che non si limita a spaventare, ma che mette in discussione il modo in cui conviviamo con il dolore, la memoria e la verità.
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