La Vittima Mancante: Un Thriller con Alte Aspettative

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Voto personale: 2,5/5


🔎 1. Dopo il buon inizio… qualcosa si inceppa

Quando ho aperto La vittima mancante, mi aspettavo il classico thriller serrato, con ritmo, tensione e una suspense che ti spinge a girare pagina senza sosta. L’idea era buona: un cold-case, la scomparsa di una studentessa negli anni ’80 a Londra, un’epoca affascinante e complessa, con un contesto sociale unico che aggiungeva ulteriore mistero al racconto. Nessun cadavere ritrovato, nessun testimone disponibile: un mistero “perfetto” da risolvere, in cui si intrecciano segreti mai svelati, dinamiche familiari intricate e la pressione crescente di una comunità in cerca di risposte. La scomparsa, avvolta nel gelo del tempo, crea un senso di urgenza, un desiderio di scoprire cosa sia realmente successo e di riaccendere la luce su eventi dimenticati, rendendo la lettura ancora più avvincente.

E all’inizio, in effetti, l’ambientazione e la premessa sembravano “funzionare”: Londra, vicoli bui, vecchi misteri, un passato oscuro che torna a bussare. Insomma, il setup c’era tutto.

Ma già intorno alla pagina 60 — più o meno come a te — ho cominciato a sentire un calo. Lo slancio iniziale si affievolisce, la suspense perde un po’ di mordente, e la scrittura, pur fluida, inizia a farsi più “lenta”. Questa sensazione di stallo mi ha portato a riflettere su come le aspettative elevate che avevo all’inizio si stessero scontrando con una narrazione che, sebbene avesse delle buone basi, ora pareva un po’ imballata. I colpi di scena, che fino a quel momento erano stati ben posizionati e sorprendenti, ora apparivano prevedibili e poco incisivi, lasciandomi con la sensazione che l’autore stesse tirando un po’ troppo la corda, come se avesse bisogno di riempire pagine piuttosto che mantenere la tensione. Per un thriller, questo non è un buon segnale.


🌀 2. Ho continuato per curiosità… ma non è bastato

Nonostante la noia crescente, la voglia di capire “come va a finire” mi ha spinto a continuare. E per un po’ lo stile resta scorrevole, si introducono nuovi indizi, qualche riflessione sul passato di certi personaggi, e l’atmosfera tenta di restare cupa e intrigante. In questo contesto, i dettagli sembrano rivelare tesserine di un puzzle complesso, mentre il lettore viene guidato attraverso le intricate dinamiche relazionali. La tensione cresce e i dubbi si moltiplicano; ogni pagina svela una verità nascosta, ogni colpo di scena riaccende l’interesse. Inoltre, la descrizione dei luoghi, avvolti in un silenzio inquietante, contribuisce a mantenere alta l’attenzione, offrendo spunti per possibili sviluppi futuri che rendono la narrazione ancora più avvincente.

Poi, però — verso la pagina 200 mi sono trovata a fare una scelta difficile e decisiva: andare avanti o chiudere il libro, che aveva iniziato a deludermi. E ho scelto, con un certo dispiacere, di abbandonarlo del tutto. Perché il ritmo non riprende veramente, e questa mancanza di intensità si fa sentire pesantemente tra le pagine. Le investigazioni, i personaggi, le loro motivazioni, tutto perde quella brillantezza iniziale che mi aveva catturato. Col passare del tempo, l’interesse cala in modo preoccupante e inesorabile. Per me, l’effetto thriller si è offuscato troppo, divenendo solo un’ombra di ciò che avrebbe potuto essere, e il desiderio di scoprire il colpevole è svanito, lasciandomi con un senso di incompiuto.


✅ 3. Qualcosa che funziona (a sprazzi)

Detto questo: non è che La vittima mancante sia senza meriti. Ci sono momenti in cui l’autore riesce a costruire un’ambientazione suggestiva, con buone descrizioni e uno sfondo narrativo che — se gestito meglio — avrebbe potuto dare molto. La trama si snoda attraverso colpi di scena avvincenti e personaggi intriganti, alcuni dei quali sembrano prendere vita tra le pagine, mentre altri, purtroppo, rimangono in secondo piano, privi della profondità necessaria per coinvolgere completamente il lettore. La combinazione di dettagli vividi e scelte stilistiche coraggiose potrebbe far emergere una storia avvincente, capace di catturare l’attenzione e stimolare la riflessione, ma risulta evidente che ci sono opportunità mancate che avrebbero potuto portare il racconto a un livello superiore.

In particolare, l’idea del cold case di decenni prima, la memoria di un passato rimosso, i dubbi su chi credere, e il mix tra indagine contemporanea e vecchi segreti sono elementi che, nelle mani giuste, possono dare profondità a una narrazione già ricca di tensione. La storia si nutre di una atmosfera palpabile, in cui ogni dettaglio, ogni indizio svelato, sembra riportare alla luce non solo eventi dimenticati, ma anche emozioni sepolte nel tempo. Alcuni spunti psicologici dei personaggi — soprattutto della protagonista investigatrice, Kate Marshall — sembrano preannunciare conflitti interiori interessanti, rivelando la sua vulnerabilità e determinazione di affrontare un passato che, sebbene lontano, continua a influenzare le sue scelte nel presente. Inoltre, la tensione cresce ulteriormente man mano che vecchie verità vengono scoperte, costringendo non solo Kate, ma anche i lettori, a confrontarsi con la complessità delle relazioni umane e le sfide morali che derivano dalla ricerca della verità.

Quindi sì: se avessi avuto più pazienza e meno aspettative da “thriller mozzafiato”, probabilmente avrei potuto apprezzare qualcosa di più profondo, riuscendo a cogliere le sfumature e i dettagli che altrimenti passano inosservati. Tante volte, la fretta di giudicare una storia basandoci sui nostri preconcetti ci impedisce di goderne appieno l’essenza e il messaggio. Con una mente più aperta e una disposizione ad abbandonare le aspettative, avrei potuto immergermi in un’esperienza narrativa più ricca e soddisfacente, scoprendo magari colpi di scena e sviluppi emozionanti che avrebbero reso la visione completamente diversa.


💬 4. Cosa ne dicono altri lettori

Non sono sola a sentire un po’ di delusione — ho dato un’occhiata alle recensioni che girano in rete, e le sensazioni sono abbastanza condivise. Molte persone esprimono la loro frustrazione riguardo a vari aspetti, dall’aspettativa creata da un marketing accattivante alla realtà che poi si è rivelata ben diversa. È interessante notare come, in un mondo in cui le opinioni sono facilmente condivisibili, ci si aspetterebbe una migliore corrispondenza tra le promesse e i risultati. Le recensioni parlano anche di una mancanza di originalità, suggerendo che diversi utenti si siano trovati a provare emozioni simili, segno che la delusione potrebbe essere un sentimento condiviso da una vasta comunità di consumatori.

Su un sito di recensioni, una lettrice scrive semplicemente: «Carino, ma un po’ deludente» — definendo il libro piacevole “per scacciare la noia” ma niente di più.

Un altro commento parla di una “prima metà non un granché”, suggerendo che la storia fatichi a decollare nella sua prima parte.

D’altra parte, c’è chi — come nella recensione sul sito di recensioni letterarie — sottolinea che l’atmosfera cupa e l’ambientazione londinese funzionano, e che l’autore tenta di dare uno spessore psicologico ai protagonisti, mescolando passato e presente in modo che faccia riflettere.

In sostanza: molti — come me — hanno trovato potenziale, ma anche tanti punti deboli; pochi hanno avuto la pazienza o la sospensione dell’incredulità per apprezzare davvero l’indagine fino in fondo. Questo fenomeno è comprensibile, poiché l’approfondimento di tematiche complesse richiede non solo tempo, ma anche una certa apertura mentale. La maggior parte delle persone si sofferma sulle criticità, dimenticando che, per ogni aspetto negativo, ci sono anche elementi positivi e stimolanti. È questo equilibrio tra luci e ombre che può portarci a una comprensione più profonda e sfumata della situazione, permettendoci così di apprezzare non solo le conclusioni, ma anche il percorso che ci ha condotti fino a quelle riflessioni.


🧑‍💭 5. Il mio bilancio finale — personale e sincero

A volte si dice che “le aspettative sono il primo nemico della lettura” — e credo che per La vittima mancante questo sia vero. Ero prontissima per un thriller incalzante, e invece ho trovato un libro con buona base, ma incapace di mantenere il ritmo e la tensione necessaria per tenermi incollata.

Riflettendoci, do 2,5 stelle su 5 perché:

per i primi capitoli aveva davvero potenziale,

l’ambientazione e l’idea del cold case mi intrigavano,

e ogni tanto spuntava qualche elemento interessante.

Ma:

il ritmo cala troppo presto,

la suspense si disperde troppo,

e il climax — quello che in un thriller dovrebbe spingerti a girare pagina — non arriva.

In conclusione: La vittima mancante è un libro che può andare bene se cercate qualcosa di leggero, con qualche ombra e qualche mistero, che possa intrattenervi durante una giornata di pioggia o in una serata tranquilla. La scrittura scorrevole e i personaggi ben delineati possono catturare l’attenzione di chi non ha aspettative troppo elevate. Tuttavia, se siete lettori affamati di tensione, colpi di scena e adrenalina, questo romanzo potrebbe non soddisfare le vostre aspettative e rischiate di restare delusi come me, poiché la trama si sviluppa in modo lento e prevedibile, lasciando poco spazio per l’imprevedibilità e l’emozione promettente che ci si aspetterebbe da un thriller.

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